Qualche giorno fa ho chiesto su instagram e facebook che tema vi potesse far piacere leggere nel blog.
Cerco di rispondere ad una delle domande:
Perché viviamo e perché vogliamo vivere anche se sappiamo che dobbiamo morire?
Il senso della vita è una questione che coinvolge filosofi e pensatori dalla notte dei tempi…posso dire questa cosa che ho letto consultando il vol. 16 cap. 4 delle Opere di Carl Gustav Jung. Cito proprio alcuni stralci di frasi:
“…i due terzi dei miei casi non soffre di una nevrosi clinicamente determinabile, bensì del fatto di non trovare senso e scopo della vita. I due terzi abbondanti dei mie pazienti hanno un’età che si colloca nella seconda metà della vita…individui che, dal punto di vista sociale, sono certamente ben adattati, anzi spesso quanto mai produttivi…alle persone cosiddette normali, mi è davvero impossibile porger loro una filosofia della vita bell’ e fatta. La maggior parte dei miei pazienti ha esaurito le risorse della propria coscienza…Che cosa mi consiglia? Che devo fare? Neanche io lo so. So una cosa soltanto: che se la coscienza non vede più davanti a sé nessuna via e di conseguenza si blocca, la mia psiche inconscia reagirà a questo insopportabile arresto.”
Sempre Jung dice “ Essere una particella in mezzo a una massa ha significato e attrattiva soltanto per chi non vi è ancora arrivato, non per chi già ne sente il disgusto. L’importanza del significato della vita individuale può essere negata da chi si trova, socialmente, al di sotto del livello comune di adattamento, cosi come sarà sempre negata da chi ha l’ambizione di allevare un gregge. Chi non apparterà né all’una né all’altra categoria, si scontrerà prima o poi con quest’increscioso problema”.
In sostanza con queste parole Jung ci sta dicendo che nella prima parte della nostra vita lo scopo dell’esistenza stessa facilmente sarà l’”adattarci” al mondo, al gruppo, a quanto richiesto dal sociale, quindi renderci autonomi, cercare un lavoro, costruire relazioni di amicizia e/o di coppia, magari comperare casa, andare a convivere, sposarci, trovare una posizioni lavorativa che ci soddisfi. Chi non avrà ancora soddisfatto questi obiettivi propriamente detti della coscienza (o dell’Io), Jung dice probabilmente non si ritroverà a farsi domande sul significato della vita.
Sempre secondo la psicologia junghiana nella prima fase della vita lo scopo sarà probabilmente espandersi, raggiungere obiettivi molto concreti che ci facciano sentire “arrivati”, “simili agli altri” e socialmente accettati. Probabilmente il tempo per farci troppe domande sul significato di quanto si sta facendo, il perché e la direzione verso la quale si stia andando non ci sarà nemmeno.
Interrogativi sul senso dell’esistere emergeranno più spesso nella seconda parte della vita di chi invecchia, quando si è in una fase di contrazione, consolidamento dei risultati raggiunti ed arresto dell’espansione.
Nel porci queste domande, in qualunque momento della nostra esistenza esse affiorino, vorrei da fare queste riflessioni:
l‘istinto alla sopravvivenza fa parte del nostro codice genetico, siamo stati programmati geneticamente per vivere
la morte è una delle poche certezze che abbiamo sin dalla nostra nascita, non sappiamo come dove e quando, ma sappiamo che non saremo eterni; nello stesso tempo sappiamo molto di più della vita rispetto alla morte, e tutto quanto conosciamo ci fa molta meno paura rispetto all’ignoto, ragion per cui tendiamo a restare in quello che non temiamo, che in qualche modo ci da qualche certezza. La morte ed il cammino verso di essa “sanno di dolore”, e di certo non ci piace andare verso qualcosa di doloroso e sconosciuto
sul perché viviamo onestamente non credo ci sia una “risposta esatta”. Credo che ognuno di noi debba trovare il suo di scopo; tutto il percorso della vita è volto al raggiungimento a all’avvicinamento degli scopi che ci prefiggiamo, che generalmente mirano a renderci felici, con tutto quello che per ognuno di noi possa significare questa parola. Diventare ricchi, fare dei figli, diventare manager o missionari, se ci rende felici può essere il senso che può avere la nostra vita. Consideriamo che niente è immutabile, le prospettive possono cambiare, gli scopi della nostra esistenza anche
Jung parla di “processo individuativo” che ciascuno deve realizzare nel corso della propria esistenza. L’individuazione viene definita come il processo di differenziazione che si prefigge lo sviluppo della personalità individuale, delle peculiarità che caratterizzano ogni individuo, secondo la sua naturale predisposizione
quando le risposte della coscienza sembrano esaurirsi, dice sempre Jung, dovremmo imparare ad ascoltare il nostro inconscio e a fidarci di lui (spesso ignorato e sottovalutato dalla coscienza) che ci da indicazioni attraverso immagini, simboli, sogni, fantasie.
Io la risposta a questa domanda così difficile onestamente non ce l’ho, credo che il fatto che la vita abbia un termine ci permetta di dare un senso alla stessa; forse se sapessimo di essere immortali non saremmo costretti a fare delle scelte, potremo provare tutto e il contrario di tutto in un’ottica di tempo infinito, esperienze infinite; forse il sapere di avere una scadenza nella nostra esistenza ce la fa apprezzare di più, come tutte le cose che prima o poi sappiamo esaurirsi, automaticamente diventano di maggior valore, perché da un momento all’altro potrebbero non esserci. Avete mai osservato ad esempio che spesso quando le persone sono malate o anziane dicono ah….se avessi fatto, detto…ecco adesso non posso più! Ecco forse bisognerebbe pensare alle cose e a dove ci portano le nostre scelte, nel momento in cui ancora una scelta ci è possibile farla.
Sto dicendo delle ovvietà, che però, credetemi, a volte sembrano tali ma spesso quando viviamo la vita a mille all’ora non ci passano per la testa, proprio perché siamo presi dal “fare cose” senza avere il tempo di pensare.
Spero di essere stata utile con questi pensieri, se vuoi possiamo parlarne insieme e puoi dirmi qual è il senso che ha per te la vita!
Lascia un commento qui o contattami. A presto!
Cristina
2 Comments
Molto interessante!
grazie!