Spesso, tra bambini e genitori, si invertono le parti. I bambini, che sono osservatori finissimi, hanno pietà dei loro genitori e li assecondano per procurare loro una gioia” (Maria Montessori).
Vorrei parlare in questo articolo delle figure del padre e della madre, le loro funzioni, come incidono nella nostra vita e dare alcuni semplici spunti di riflessione.
Il padre è colui che nella relazione famigliare educa a seguire le regole, a prendersi carico degli impegni, insegna anche la durezza della vita.
Il padre si fa artefice nella famiglia di avvicinare i figli al mondo reale, la madre al mondo dei sentimenti.
La figura paterna sa assumere la responsabilità dei no nei confronti della prole, reggendo il peso eventuale della mancata comprensione dei figli di fronte ad un diniego, perché non sempre i figli per livello di esperienza possono capire il perché di un no, non sempre è tutto spiegabile.
Anche la figura materna è costretta spesso a rispondere negativamente alle richieste dei figli, ma la madre è per eccellenza portatrice di amorevolezza, di amore incondizionato per cui ci si aspetta da lei un atteggiamento più accomodante ed incline all’accondiscendenza. Del resto la figura materna è quella che nutre al seno il bambino, dà senza ricevere con gesti di continua infusione di affetto.
La madre è nel rapporto con i figli la portatrice di cura della relazione, colei che si occupa delle emozioni, degli aspetti più vicini ai sentimenti; il padre educa all’individualismo, alla capacità di stare da soli, insegna a coltivare aspetti come la libertà e la capacità di autonomia nella vita.
La funzione materna invece è quella di aiutare i figli a non sviluppare un eccessivo isolamento.
Funzione paterna e materna insieme dovrebbero condurre i figli verso uno sviluppo armonico ed equilibrato.
Un padre, non è però mero applicatore di regole astratte, ma dovrebbe avere la funzione di incoraggiare il figlio verso la vera realizzazione di sé, mediante suggerimenti di idee, sviluppo di ideali, valori e fantasie, inviti ad essere coraggioso nella vita e a “buttarsi nel mondo” anche uscendo dalla comoda realtà famigliare, protettiva e tipicamente materna.
Il padre spinge a rischiare, ad agire e sperimentare, anche al limite della trasgressione nel caso in cui essa sia funzionale a maturare il vero sviluppo di sé.
La figura paterna non insegna però solo ad appropriarsi degli strumenti per la realizzazione nella vita, ma insegna anche a lasciar andare, a sopportare il peso e i sacrifici che comporti la propria evoluzione personale.
L’amore paterno cura e ferisce nello stesso tempo, educa alle difficoltà della vita, è quello che separa dalla madre. La figura paterna del resto è simbolo della legge che proibisce l’incesto, quella che vieta al figlio di esercitare un godimento assoluto e privo di limiti.
Anche la figura materna appare contrastata: la madre è quella che soccorre il bambino nelle sue prime richieste, lo accoglie con le sue mani, lo fa sentire unico e desiderato con i suoi sguardi, ma è anche colei che può essere mancante, assente, fonte di privazioni (ricordiamo le figure fiabesche delle matrigne cattive), problematica nel distacco dal figlio .
L’accettazione da parte della madre, ma anche del figlio, di una figura materna che commette errori ed è imperfetta, è donna oltre che madre con le sue contraddizioni, desideri e problemi, la rende più autentica ed equilibrata.
Stiamo parlando di figure “modello”, di padre e madre, ma le configurazioni tipiche di padre possono ritrovarsi anche nella madre e viceversa e del resto i ruoli sono spesso complementari .
Se c’è qualcosa nel bambino che desideriamo cambiare, dovremmo prima esaminarlo bene e vedere se non è qualcosa che faremmo bene a cambiare in noi”. (Carl Gustav Jung)
I genitori devono essere affidabili, non perfetti. I figli devono essere felici, non farci felici. (Madre Teresa di Calcutta)
Cosa ne pensi di questi pensieri? Che rapporto hai con i tuoi genitori o con i tuoi figli?
Se vuoi lascia un commento, sarò felice di leggerlo e se vuoi venire a trovarmi contattami.
Grazie e ciao.
Cristina